L’immagine: camouflage della doxa

Sebastián M. Giorgi 

https://doi.org/10.25965/visible.127

Sommaire
Texte intégral

Il seguente articolo intende fare una lettura semiotica dell’epistemologia delle dottrine filosofiche che condividono la stessa Weltanschauung. Anche se si tratta di un fenomeno plurale, tali dottrine filosofiche si mascherano nel singolare: nella gaia Scienza. Ma una tale strategia non è fortuita, perché tutte hanno lo stesso centro d’attrazione, uno stesso presupposto della realtà. Ma questo presupposto, più o meno inconscio, non è altro che una riproduzione, più o meno sofisticata, dal senso comune. Se ci riferiamo alla distinzione operata da Gaston Bachelard tra “conoscenza comune” e “conoscenza scientifica”, vedremo che si applica facilmente a dottrine filosofiche come l’empirismo, il materialismo, l’oggettivismo, il positivismo e il neopositivismo. Sebbene tutti hanno una metodologia, un oggetto di studio ed una propria sistemazione, ciò non nasconde la loro mancanza d’un a priori irrazionale, che data dalla loro nascita e che sopravvive grazie a la conoscenza volgare. In altre parole, la doxa si nasconde, a volte diventa invisibile, a volte simula e si maschera dietro le Episteme.

La nozione di “ostacolo epistemologico” adesso è inevitabile. Nelle parole del razionalista:

Note de bas de page 1 :

Bachelard (1938, p. 158).

Quand on cherche les conditions psychologiques des progrès de la science, on arrive bientôt à cette conviction que c'est en termes d'obstacles qu'il faut poser le problème de la connaissance scientifique. Et il ne s'agit pas de considérer des obstacles externes, comme la complexité et la fugacité des phénomènes, ni d'incriminer la faiblesse des sens et de l'esprit humain: c'est dans l'acte même de connaître, intimement, qu'apparaissent, par une sorte de nécessité fonctionnelle, des lenteurs et des troubles. C'est là que nous montrerons des causes de stagnation et même de régression, c'est là que nous décèlerons des causes d'inertie que nous appellerons des obstacles épistémologiques. La connaissance du réel est une lumière qui projette toujours quelque part des ombres1

Più avanti Bachelard dice che l’opinione – cioè la Doxa – è un pensare male in cui i bisogni si traducono in conoscenza. Andando più avanti ancora nel La formazione dello spirito scientifico, il filosofo francese si mostra categorico su quello che riguarda l’opinione giacché essa indicando i propri oggetti secondo la loro utilità, evita di conoscerli. Egli aggiunge che non si può quindi fondare nulla sull’opinione, ed è piuttosto necessario distruggerla. Essa è il primo ostacolo epistemologico da superare. Tuttavia però un sintomo di tale presupposto irrazionale, nato dalla Doxa in base ad una realtà esterna indipendente dal soggetto, persiste ancora e può vedersi nella proliferazione delle immagini nel discorso di Gaia Scienza. Compulsione scopica stimolata dalle nuove tecnologie digitali di visualizzazione la cui sola presenza crea illusione referenziale d’insolita pregnanza. Pregnanza che sostituisce il percorso verso l'astrazione per la comprensione del fenomeno. Come se la natura spettacolare dell'oggetto catturato o ricostruito fosse sufficiente.

Argomentiamo che l'immagine è un dispositivo retorico privilegiato per riprodurre un primordiale sistema di credenze, che nasce del primato de l'esperienza sensibile. Per essere più un po’ più precisi, restringeremo le nostre considerazioni ad un concetto di immagine. Ricordiamo una delle innumerabili classificazioni fatte da Charles S. Peirce, in questo caso in funzione del soggetto:

Segni

Classificazione secondo l’oggetto

Primità

Secondità

Terzietà

Oggetto

Icona

Índice

Simbolo

Relazioni

Analogica

Esistenziale

Arbitraria

Ridurremo il concetto d’immagine a quello d’icona, sulla base della caratteristica di questa di rappresentare sul piano dell’espressione delle relazioni d’analogia con l'oggetto rappresentato. Eludiamo per il momento le sottili distinzioni tra oggetto e riferimento, tra oggetto dinamico e oggetto immediato, così come non entriamo nel dibattito sui diversi gradi di iconicità sollevato da Eco. Operiamo questa riduzione perché essa ci serve a rafforzare il presupposto che cerchiamo di decostruire. Faremo un breve percorso attraverso alcune dottrine filosofiche, cercando di rilevare l’isotopia che le unifica.

Esistono varie forme di realismo e tutte possono essere pensate tanto da uno sguardo sincronico quanto diacronico. Entrambi tali sguardi, però, come sappiamo, sono fatalmente intrecciati.

Realismo

Se accettiamo alcune delle distinzioni fatte da José Ferrater Mora, vedremo che secondo questo autore ci sono almeno tre modalità di realismo. Abbiamo così il realismo-1 che è l’atteggiamento coerente con i fatti “in quanto tali sono” senza voler aggiungere interpretazioni che li falsano o senza aspirare a violentarli con i nostri desideri. Sarebbe una specie di positivismo, dal momento in cui tali atti sono considerati come “fatti positivi”, a differenza della fantasia o delle teorie. Un'altra opzione il realismo-2, che è l’ atteggiamento che sostiene l'esistenza di universali, atteggiamento che può assumere posizioni forti o attenuate. Il realismo-3, infine, riguarda gli atteggiamenti che variano a seconda di una teoria della conoscenza o di una teoria metafisica. In entrambi i casi, però, il realismo non si oppone al nominalismo, ma all’idealismo. Il realismo gnoseologico afferma che la conoscenza è possibile senza la necessità di considerare la possibilità di intervento della coscienza e delle loro categorie. Il realismo metafisico afferma che le cose esistono indipendentemente e al di fuori della coscienza e del soggetto.

Empirismo

Per quanto riguarda l'empirismo, José Ferrater Mora sostiene che si tratta di una dottrina filosofica gnoseologica secondo la quale la conoscenza si basa sulla esperienza. Esso è contrario al razionalismo. Per gli empiristi il soggetto conoscente è paragonabile ad un tavola di ardesia o una lavagna dove s’stampano le impressione provenienti dal “mondo esterno”.

Possono essere evidenziati nell’empirismo gli aspetti psicologici, gnoseologici e metafisici. L'empirismo psicologico sostiene che la conoscenza ha la sua origine nell'esperienza. Empirismo gnoseologico ritiene in particolare che la validità di tutte le conoscenze risiede nel esperienza. L’empirismo metafisico sostiene, o tende a ritenere, che “la realtà è”, per così dire, “empirica”, vale a dire che non c'è che la realtà di quello che è accessibile all'esperienza, e particolarmente all’esperienza sensibile.

È molto comune, per la maggior parte delle correnti empiriste, considerare l’esperienza – almeno nella sua prima “fase” – come “un’esperienza sensibile” o “esperienza dei sensi”.

Materialismo

Per quanto riguarda il materialismo, sappiamo che si tratta di una dottrina filosofica per cui la realtà è composta da corpuscoli che hanno proprietà meccaniche ("qualità primarie") e agiscono alcuni su altri secondo leggi meccaniche esprimibili matematicamente; in opposizione al materialismo George Berkeley, propugnava quindi, l’“idealismo” (idealismo soggettivo). Il materialismo afferma che ogni realtà è di natura materiale (o corporale). Ci sono anche varie forme di materialismo. Dal punto di vista storico, il contenuto di una dottrina materialistica dipende in gran parte dal modo in cui viene definita o concepita la materia che si suppone sia l'unica realtà.

Secondo Ferrater Mora è tipico di quasi tutti i materialisti capire la materia allo stesso tempo come fondamento di tutte le realtà e come causa di ogni trasformazione.

Secondo la teoria classica del marxismo storico non è la coscienza ciò che determina l’essere, ma l’essere ciò che determina la coscienza.

Facendo un veloce riassunto di tutte le forme di materialismo, pur molto distanti tra di loro, proponiamo un tentativo di definizione, secondo cui il materialismo consisterebbe, in primo luogo, nell'attribuzione esclusiva della realtà alla materia – concepita essa nel senso di corporeità e non semplicemente in quanto materia aristotelica –, nella negazione dello spirito o nella concezione della coscienza come efflorescenza della materia, come un epifenomeno e, contemporaneamente, nell'attribuzione di una certa trascendenza alla materia stessa, per cui essa potrebbe raggiungere la coscienza di se stessa, sia esternamente nelle sue forme più fine e pure (materialismo antico), che nella sue interiorizzazioni (monismo naturalista, materialismo dialettico).

Positivismo

Ferrater Mora ritiene siano necessarie due restrizioni. Nella sezione dedicata alla definizione del positivismo, scrive che in senso lato si può dire che la parola si riferisce a qualsiasi dottrina filosofica che cerca di aderire a ciò che è positivo e non a ciò che è negativo. Una prima riduzione del suo concetto obbliga a considerare come ascritte al positivismo solo quelle dottrine filosofiche che hanno certe caratteristiche comuni compatibili tra loro e che, inoltre, sono emerse all'interno di una particolare situazione storica. Non ci limiteremo alla seconda restrizione, nemmeno all’epoca, né alla scuola di Auguste Comte.

Da questo punto di vista sono stati considerati come positiviste dottrine filosofiche diverse: non solo il comtismo, ma gran parte delle correnti filosofiche caratteristiche della seconda metà del secolo XIX, e che abbracciano l'utilitarismo, il sensualismo, il materialismo, l’economicismo, il naturalismo, il biologismo, il pragmatismo, tra gli altri. In un certo senso, tutte queste tendenze condividono un comune supposto positivista. Per riassumere, diremo che positivismo è una teoria della conoscenza che si rifiuta di riconoscere altre realtà che non siano i fatti, ed indagare altro che il rapporto tra di loro. Il positivismo intende limitarsi soltanto a quello che è dato e non sfugge mai da quello che è stato dato. Vediamo quindi una riduzione della filosofia ai risultati della scienza, al naturalismo.

Neopositivismo

Per concludere con queste veloci e alquanto arbitrarie definizioni di alcune dottrine filosofiche ben conosciute, non ci dilungheremo sul neopositivismo. Ci limitiamo a dire che la parola “neopositivismo” emerge per distinguere il positivismo del XIX secolo, in particolare quello di Comte, dal positivismo che ha prosperato nell’ultimo secolo. Il neopositivismo è stato caratterizzato da una forte tendenza all’empirismo e, all'interno di quest’ultimo, dall’impostazione di John Hume e Ernst Mach, accoppiato con notevole interesse per la logica matematica e la logica simbolica. Per quanto riguarda le questioni discusse dagli autori neopositivisti in generale, citiamo solo i problemi della significazione, della verificazione e la natura dell’intersoggettività. In altre parole, il neopositivismo non differisce dall’ondata positivista – di cui fanno parte tutti i settori del realismo, dell’empirismo, del materialismo ed dell’oggettivismo – ma è più sofisticato, rafforzato da un uso feticista dei progressi della tecno scienza che penetra più profondamente negli interstizi dell’infinitamente piccolo e dell'infinitamente grande.

In base a questa attraversata dottrinale, siamo in grado di far emergere alcune costanti:

dottrine filosofiche

realismo

empirismo

oggettivismo

materialismo

neo/

positivismo

realtà

esteriore

esteriore

esteriore

esteriore

esteriore

conoscenza

oggettiva

oggettiva

oggettiva

oggettiva

oggettiva

fatti

positivi

positivi

positivi

positivi

positivi

soggetto

indipendente

indipendente

indipendente

indipendente

indipendente

Forse siamo arrivati ad un punto in cui si rende necessario approfondire la relazione realtà/conoscenza: ragionare sul fatto se si tratti di una realtà esterna, interna o né interna né esterna ci aiuterà nel nostro lavoro. Forse può risultare sorprendente per la Comunità Europea, ma nel continente sudamericano esistono dei teorici di notevole produzione. Uno di questi è Jose Luis Caivano, autore di “Semiotica e realtà”, in cui egli postula tre atteggiamenti filosofici rispetto la questione realtà/conoscenza.

Il primo atteggiamento ci dice che c’è un mondo esterno che chiamiamo "realtà", indipendente da noi stessi e dalle nostre menti. Si tratta di un unico mondo, del quale c’è soltanto una corretta interpretazione. Si tratta di un mondo tangibile che può essere conosciuto da un unico metodo valido e da un distaccato osservatore degli eventi. Le teorie possono essere accettate o respinte con la verificazione attraverso l'osservazione dei dati sperimentali. Siamo così in grado di considerare in questa prospettiva le seguenti dottrine filosofiche: realismo, empirismo, materialismo, positivismo, oggettivismo, fenomenalismo.

Il secondo atteggiamento assicura che non esiste nessun mondo esterno indipendente, ma piuttosto che esso è un riflesso della nostra mente, la realtà è trascendente ai fenomeni, si può solo imparare dagli stati dello spirito. La conoscenza è limitata, quindi, dall'esperienza soggettiva cosicché che ci sono molte realtà in quanto esistono più stati dello spirito. Non esiste alcuna possibilità di verità assolute, quindi la conoscenza rimane un processo sospeso indefinitamente. Siamo così in grado di considerare in questa prospettiva le seguenti dottrine filosofiche: idealismo, scetticismo e soggettivismo.

Infine vi è un compromesso tra i primi due: se c’è una realtà esterna, non la possiamo conoscere in quanto tale, di per sé, perché è mediata dai nostri sensi e dalle nostre menti. La questione dell’esistenza ontica della realtà esterna non è né affermata né negata, ma evitata. Tuttavia, c’è un'altra realtà non fatta da oggetti reali, ma da segni. Questa è l'unica realtà che possiamo conoscere. Siamo così in grado di considerare in questa prospettiva la dottrina filosofica del relativismo e, naturalmente, la semiotica.

atteggiamenti filosofici

primo

secondo

terzo

Realtà esterna

Indipendente dal soggetto

Creazione mentale

Composta dai segni

Conoscenza

Positiva

Soggettiva

Attraverso dei segni

Verità

Unica e assoluta

Diverse

Convenzione sociale

Dottrina filosofica

Realismo

Empirismo

Materialismo

Fenomenalismo

Oggettivismo

Positivismo

Idealismo

Soggettivismi

Scetticismo

Relativismo

Semiotica

Possiamo vedere le chiare coincidenze presenti tra le costanti rilevate nella tabella riguardo le diverse dottrine filosofiche viste in precedenza e la tabella presentata da José Luis Caivano. In un certo senso, abbiamo fatto il percorso inverso, giungendo a conclusioni simili. Possiamo anche considerare che ciascuna delle file di quest’ultima tabella configura la matrice di un sistema di credenze. Sistema di credenze che mostra le caratteristiche specifiche di ciascuna dottrina filosofica. Si può dunque vedere che le dottrine filosofiche situate nella fila del primo atteggiamento condividono la credenza nell'esistenza di una realtà esteriore, nata dalla doxa sotto la forte impressione esercitata dall’imperialismo dei sensi. Sensi la cui estensione tecnologica e il potere di ricostruzione visuale nelle immagine scientifiche non fanno altro che riprodurre il senso comune, mascherandolo di conoscenza oggettiva e di verità unica e assoluta in quanto è presentato come indipendente dal soggetto.

Per finire, cediamo alla tentazione di fare delle analogie ternarie e un uso spurio della faneroscopía di Peirce per ripensare il quadro di Caivano.

Siamo coscienti dei rischi connessi con le estrapolazioni, anche se sempre c’è una perdita e un guadagno, anche se un po’ forzato. In ogni caso cercheremo di giustificare tale audacia.

Per quanto riguarda il primo atteggiamento filosofico, riteniamo adeguato dire che essa presenta un predominio dell’analogia in quanto è caratterizzata dalla permanenza della doxa, dato che in essa è presente una propensione verso la qualità sensoriale del fenomeno, attraverso un atteggiamento, in molti casi, ingenuo. Come con l'icona, con il primo atteggiamento emerge l'illusione di simulare alcune relazioni riguardanti l'analogia. Si tratta di un livello immaginario caratterizzato dall’ossessione per la precisione dei dati di cui l'immagine consentirebbe la loro adeguatezza alla realtà.

Il secondo atteggiamento, in cui è presente un soggetto che soggetto almeno sospetta dei suoi sensi, rende possibile una distanza critica. Prendere in considerazione un rapporto esistenziale tra il soggetto e la sua percezione della realtà è già un passo avanti. L'indice si muove dal soggetto, rivelerebbe qualcosa a partire dal soggetto e non da una presunta realtà ontica. Questo atteggiamento presenta dunque un maggiore livello di astrazione. Infine, il terzo atteggiamento, il più modesto di tutti accetta – dal punto di vista della psicanalisi – la castrazione. Il soggetto si riconosce sottomesso alle leggi del linguaggio, la potenza del simbolo, il cui rapporto con l'oggetto non solo non è motivato, ma, peggio, arbitrario. Questo atteggiamento presenta il più elevato livello di astrazione dall’imperativo dei sensi.

Atteggiamenti filosofici secondo J.L. Caivano

primario

secondario

terziario

Categorie di Peirce

primità

secondità

terzietà

relazioni

realtà/conoscenza

analogia

esistenziale

arbitraria